CORONAVIRUS: CHE COSA CI MANCA DAVVERO?

La situazione che stiamo vivendo è strana ma, al contempo, davvero straordinaria. Nella mia esperienza lavorativa non mi era mai capitato di non poter accogliere i miei pazienti dandogli la mano, disinfettare la scrivania dopo ogni seduta o, ancor peggio, non poter andare a lavoro.

È successo tutto con una tale rapidità che solo ora mi sto rendendo conto di quanto la vita di tutti noi si sia dovuta necessariamente fermare.

Eppure, non immaginavo che un virus potesse essere in grado di creare così tanto “rumore”. È così piccolo che lo si può vedere solo in laboratorio, ma spaventa  così tanto.

Questo evento mi ha portato a diverse considerazioni che voglio condividere con voi: in primis, mi rendo conto di quanto tutti noi abbiamo paura di ciò che ci può far male e che non si può vedere.  Succedeva anche all’uomo delle caverne, che andava a caccia di animali feroci, nascosti nelle foreste. Lui non li vedeva, doveva andarli a cercare e loro potevano ucciderlo in qualsiasi momento. È lì che il nostro cervello ha iniziato ad avere paura. Paura per un pericolo che non si vede: puoi solo sentire la paura, che ti avverte che qualcosa di grave sta per succedere.

Tutti noi, oggi, stiamo sperimentando una grande paura: paura di vivere nell’incertezza, di non poter più controllare nulla, di essere così fragili che basta un microscopico virus, invisibile a occhi nudo, a costringerci a fermarci.

Inoltre, mi sono resa conto che, di fronte alle informazioni del telegiornale, andiamo spesso in ansia. Sarebbe bello riuscire a stare di fronte alle notizie da uomini: amare la verità più che la nostra opinione, imparare a cercare la verità più che farsi prendere dal panico.

In ultimo, ho capito che di fronte a certe emergenze, di fronte ai periodi difficili, viene fuori la persona per come essa è veramente: chi è egoista, resta egoista, chi è un uomo di fede, lo è fino in fondo. Vi auguro, in questi giorni, di guardarvi in azione per capire su che cosa veramente state appoggiando la vostra vita, in che cosa consiste la vostra vita, che cosa veramente ritenete importante. Che ciascuno di noi possa sfruttare il tempo al meglio nella ricerca della verità e del significato della vita. Soprattutto vi auguro che riusciate sempre a tenervi presente gli uni e gli altri: c’è chi è più solo, chi fa fatica a mantenersi in una posizione libera, aperta, di verità, di ricerca, di studio e chi fa meno fatica. Abbiamo presente gli uni e gli altri, perché queste occasioni possono aumentare l’individualismo o, al contrario, riscoprire amicizie vere.

La mia speranza è quella di poter tornare presto al mio lavoro quotidiano, non solo perché questo vorrebbe dire che l’emergenza è superata, ma perché ciò ci permetterebbe di ritornare alla normalità, con una consapevolezza nuova: tutto ciò che abbiamo la possibilità di fare nella nostra vita, sono doni, che devono essere vissuti ogni giorno e a cui non vorremmo più rinunciare!

 

Francesca Tripari, Psicologa

 

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LA DIETA CHETOGENICA COME CURA PER L’EMICRANIA: ALESSIA RACCONTA LA SUA ESPERIENZA.

Recenti studi (1) hanno evidenziato come la dieta chetogenica, valido protocollo dimagrante, sia in realtà anche molto efficace nella lotta contro l’emicrania.

Abbiamo intervistato una paziente del CentroEmmea che, seguendo il protocollo chetogenico proposto dal dottor Fossati, ha ottenuto risultati, per la sua gravissima forma di emicrania, mai avuti con nessun’altra cura (nemmeno di carattere neurologico).

Ma prima di proseguire, è di dovere, una piccola introduzione sul protocollo chetogenico, che tratteremo poi, più approfonditamente, in un articolo appositamente dedicato.

 

LA DIETA CHETOGENICA: COS’E’ IN BREVE E COME LA SI RICOLLEGA ALL’EMICRANIA

La dieta chetogenica nasce in realtà negli anni ’20, come forma di cura per l’epilessia, soprattutto infantile. Successivamente, nel corso degli anni, questo regime alimentare è stato ripreso più volte, riscoprendolo, oltre che come valido aiuto per la perdita di peso, anche come rimedio efficace per altri fini terapeutici, tutt’ora in fase di sperimentazione, quali Alzheimer e Parkinson, Diabete e Sindrome Metabolica e, come anticipato, emicrania.

Come funziona? La dieta chetogenica è un’alimentazione basata su un ridotto consumo di carboidrati (ben sotto i 50 gr. al giorno e tutti a basso indice glicemico, compensato da un aumento dei grassi. L’introito calorico può variare a seconda che sia usata per fini dimagranti o per protocolli terapeutici. In sostanza, riproduce la situazione di digiuno nel nostro organismo, ossia quando si trova in uno stato di carenza, soprattutto di zuccheri, che sono la nostra benzina. Quando il glucosio introdotto con l’alimentazione scarseggia e le nostre riserve di zucchero (glicogeno epatico e muscolare) si sono esaurite, il nostro corpo deve trovare altre vie per produrre energia: andrà quindi a smobilitare le riserve di acidi grassi del tessuto adiposo, attivando il fenomeno della lipolisi (ed ecco perché si dimagrisce), inizierà ad utilizzare gli amminoacidi anche a fine energetico e, infine, comincerà a produrre i cosiddetti “corpi chetonici” portando l’organismo in uno stato definito “chetosi”.

I corpi chetonici che potrebbero essere definiti come i “sostitutivi” degli zuccheri, vengono prodotti dal fegato quando quest’ultimi vengono a mancare e diventano la “benzina” di tutte le cellule comprese quelle che non sono in grado di “alimentarsi” a grassi come i neuroni e i globuli rossi.

E, qui ci colleghiamo all’emicrania: secondo diversi studi, una volta che i corpi chetonici entrano nel cervello, qui si sostituiscono allo zucchero, determinando un suo migliore funzionamento in quanto producono più energia e causano meno stress ossidativo.

Inoltre, l’emicrania spesso (ma non sempre) sembra essere strettamente connessa all’insulino resistenza, la quale va a migliorare con le diete chetogeniche. Ricordiamo, infatti, che in chetosi, il recettore dell’insulina non riceve particolari stimoli, in quanto la glicemia non subisce picchi, per la mancanza di zuccheri nel sangue. Così molti disturbi neurologici, fra cui epilessiamal di testa, tendono a scomparire se abbinati a cicli di dieta chetogenica.

 

L’ESPERIENZA DI ALESSIA

Alessia è una ragazza di 22 anni che ha sempre sofferto, fin da quando era bambina, di fortissime emicranie, che la mettevano in condizione di non poter vivere con serenità e normalità. Dopo aver tentato tutte le strade possibili, dai più semplici antidolorifici alle visite oculistiche e neurologiche, aveva quasi optato per la rassegnazione ma, fortunatamente, la decisione di iniziare una dieta nel gennaio 2019 l’ha portata a rivolgersi al nostro centro, dove è riuscita oltre a perdere peso, a trovare una soluzione al suo gravissimo problema. Il Dott. Fossati le ha proposto di provare la dieta chetogenica ed ecco i risultati, …

 “Ciao Alessia, ci racconti brevemente com’era la tua vita prima di provare il protocollo chetogenico?”

“L’emicrania ha iniziato ad essere insopportabile a partire dall’età del liceo e, probabilmente, era dovuta ad un forte stress. Quando avevo questi attacchi sentivo che mi pulsava in un modo insopportabile la fronte, ma soprattutto l’occhio e lo zigomo; inoltre, iniziavano forti nausee, giramenti di testa e necessitavo di chiudermi per due giorni al buio senza alcun suono, sdraiandomi a letto, con un cappello e una fascia molto stretti per attenuare il dolore. In quei giorni mi era impossibile svolgere alcuna attività tra cui andare a scuola, studiare, leggere, guardare la televisione, etc … e il dolore mi rendeva la vita impossibile.”

“E come la curavi?”

“Purtroppo mi riempivo di farmaci come tachipirina, Oki, Moment, poiché erano le uniche a darmi un poco di sollievo dopo 48 ore circa; nel 2016, per disperazione, sono andata anche in pronto soccorso, perché questi episodi mi capitavano anche una volta a settimana. Avevo provato ogni metodo per poter risolvere il problema, ma senza alcun successo, nemmeno con visita neurologica.”

“E cosa è successo quando a Gennaio 2019 ti sei rivolta al dottor Fossati?”

“Con tutta sincerità sono venuta presso il centroEmmea con il solo obiettivo di perdere peso, senza pensare che avrei potuto risolvere anche il problema delle emicranie. Quando gli ho spiegato la mia situazione il dottore mi ha proposto di provare il protocollo chetogenico, poiché recenti studi e su attività sperimentale hanno dimostrato una reale efficacia. In aggiunta, tale protocollo è un valido supporto alla perdita di peso. Così, con un poco di scetticismo, ho iniziato a seguire questa dieta a base di proteine e grassi e riducendo notevolmente il contenuto di carboidrati, soprattutto zuccheri (ho dovuto eliminare l’impanato, i latticini, la frutta, i dolci, etc..). Dopo un mese ho perso 6 Kg e l’emicrania era completamente scomparsa.”

Il protocollo chetogenico previsto doveva durare circa un mese, cos’è successo quando l’hai sospeso?”

“Ci siamo resi conto che quanto sospendevo la dieta chetogenica vivevo di rendita per un altro mese senza emicrania. Dopo di che ritornava, seppur più sopportabile e senza nausea, almeno da consentirmi di non dover stare a letto per due giorni.”

“E ora come pensate di proseguire, qual è il piano d’azione?”

“Ora stiamo alternando un mese di chetogenica e un mese e mezzo di stacco dal protocollo, che ci siamo resi conto essere il periodo di copertura dall’emicrania prima che rifaccia la sua comparsa”. L’obiettivo è quello di estendere gradualmente il periodo di copertura post dieta chetogenica, cercando di alternare un mese di dieta e tre mesi di sospensione.”

“E come è cambiata la tua vita in seguito a questa cura?”

“La mia vita è cambiata completamente, non solo ho perso peso e nemmeno lo sto riprendendo, ma la mia qualità della vita si è rivoluzionata. Ho finito gli studi, ho trovato lavoro e, soprattutto, non sono più dipendente da medicinali che mi distruggevano stomaco e intestino, per portare a dei risultati minimi. Inoltre, la dieta chetogenica non mi pesa in alcun modo, nè sento mancanza di energia, in quanto pur abbassando i carboidrati, l’aumento dei grassi in parallelo non mi fa soffrire la fame. Consiglio a chiunque abbia sofferto di gravi problemi d’emicrania come me, di provare questo protocollo, che mi ha fatto tornare padrona della mia vita”.

Per concludere, abbiamo chiesto al dottor Fossati se il protocollo chetogenico davvero avesse solo vantaggi o potesse presentare qualche rischio o quantomeno ripercussioni negative sulla salute dell’organismo, ecco cosa ci ha risposto:

“Ormai da tempo la scienza ha capito che i corpi chetonici sono un ottimo nutriente e che al contrario dei grassi, riescono ad attraversare la barriera emato-encefalica diventando un prezioso sostituto del glucosio, questo li rende un valido aiuto ad esempio nella cura dell’emicrania, in un numero di patologie neuro degenerative come l’Alzheimer, ma anche in sindromi molto gravi per le quali non esiste cura come ad esempio l’immuno-deficienza di GLUT1. Quello che ancora si fa fatica a far passare come messaggio è che il protocollo chetogenico e quello iperproteico non sono la stessa cosa, nel primo non vi è alcun affaticamento renale quindi il soggetto può rimanere in stato di chetosi anche per anni (ne sono un esempio i casi di epilessia), mentre nel secondo l’esubero di proteine porta ad affaticamento renale dovuto alla produzione di residui azotati.”

In uno dei prossimi articoli approfondiremo cos’è la dieta chetogenica e come agisce e vi riporteremo un’altra esperienza di una nostra paziente.

Elisabetta Amoruso

 

[1] Di Lorenzo, C.; Coppola, G.; Sirianni, G.; Di Lorenzo, G.; Bracaglia, M.; Di Lenola, D.; Siracusano, A.; Rossi, P.; Pierelli, F. Migraine improvement during short lasting ketogenesis: A proof-of-concept study. J. Neurol. 2015, 22, 170–177.

 

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LEGUMI E GONFIORE? SCOPRIAMO LE CAUSE E COME EVITARLO.

I legumi ti causano problemi di gonfiore e flatulenza? Ecco perché…

 

I legumi sono delle ottime fonti di proteine vegetali e di carboidrati a lento rilascio e, quindi, a basso indice glicemico. Sono molto indicati nelle diete ipocaloriche e, soprattutto, in tutti quei soggetti che devono tenere d’occhio la glicemia, come nel caso di sindrome metabolica o diabete. Spesso, però, non vengono consumati a causa dei problemi di gonfiore e flatulenza che generano. Ma a cosa sono dovuti e, soprattutto, è possibile evitarli?

La risposta è sì! Infatti, il problema di flatulenza dei legumi nasce da specifiche sostanze presenti prevalentemente nella buccia: si tratta di oligosaccaridi non attaccabili da alcun enzima digestivo, i quali arrivano inalterati nel nostro intestino e qui fermentano ad opera della nostra flora batterica. Tutto questo genera gas (C02 e metano), che sono causa di meteorismo e flatulenza.

Per tutti coloro che presentano questo problema, sarà sufficiente acquistare delle versioni di legumi decorticati che si trovano in tutti i supermercati e ancor di più nei negozi bio. Il termine decorticato significa semplicemente che viene eliminata la buccia esterna e, con questa, le sostanze incriminate per il gonfiore. Inoltre, utilizzare legumi decorticati presenta una serie di vantaggi:

  • cuociono in molto meno tempo;
  • riducono i tempi di ammollo;
  • sono molto più digeribili, tanto che vengono consigliati in fase di svezzamento per i bambini;
  • hanno all’incirca gli stessi valori nutritivi dei legumi secchi, presentano solo un po’ meno fibra.

In alternativa, un valido aiuto può essere quello di consumare i legumi sotto forma di passati o creme.

Quindi, via al consumo di legumi, un paio di volte a settimana, che sono amici della nostra salute e non possono mancare in una dieta variata.

Ecco il link ad una nostra ricetta a base di lenticchie decorticate https://www.centroemmea.it/zuppetta-di-lenticchie-al-profumo-di-alloro/

 

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IL MASSAGGIO LINFATICO MANUALE: IL METODO EMIL VODDER

Il Metodo Emil Vodder è una metodica di massaggio che utilizza manovre a bassa pressione per stimolare la circolazione linfatica,  esplicando, quindi, il suo effetto a livello dei tessuti superficiali (cute e sottocute) e non sulla fascia muscolare.

Le origini

Pensate che la conoscenza parziale del sistema linfatico risale sin all’antica Grecia. Si tratta del complesso di capillari, vasi linfatici e organi del nostro organismo adibiti al drenaggio e alla circolazione della linfa degli interstizi presenti tra le cellule. Il primo a gettare le basi del linfodrenaggio, tecnica che agevola l’attività del sistema linfatico, fu un chirurgo austriaco e, poi, la sua metodica fu ripresa da un dottore in biologia, Emil Vodder. Quest’ultimo sviluppò il massaggio drenante linfatico che chiamò “drenaggio linfatico manuale secondo il metodo Vodder”.

L’efficacia

Questo tipo di massaggio si rivela efficace anche quando non si deve risolvere un problema prevalentemente estetico, ma ci si trova di fronte a situazioni patologiche. L’efficacia del massaggio linfatico, oltre che alla precisione della spinta, ha la peculiarità di avere una giusta direzione; la linfa segue un percorso a senso unico, durante il quale passa nei linfonodi, dove avviene un processo di purificazione, prosegue nel dotto toracico e nel dotto linfatico, per poi tornare nel sangue attraverso le vene succlavie.

Ha una peculiarità che lo contraddistingue dagli altri massaggi: si effettuano manovre circolari sulle maggiori stazioni linfonodali di apertura, partendo alla base del collo. Se non si approccia con questa metodologia, non è da considerare un massaggio linfatico drenante.

I benefici

Gli effetti e i benefici del massaggio linfatico drenante sono molteplici:

  • effetto anti edemi e viene utilizzato in presenza di gonfiori, ristagni che si localizzano in genere sugli arti inferiori o superiori .
  • Effetto cicatrizzante, quando su di una parte del corpo sono presenti delle ferite o ulcere.
  • Effetto immunizzante: l’aumento delle difese immunitarie è uno dei processi più importanti, il trattamento aiuta a risolvere problemi causati dell’acne, dalle ferite accidentali.
  • Effetto rigenerante, fondamentale in campo estetico per mantenere più a lungo possibile un aspetto giovanile, restituire ai tessuti una vitalità nuova.
  • Effetto rilassante: il trattamento manuale molto lento e ritmico assicura sempre un effetto rilassante; ci si sottopone al massaggio linfatico se ansiosi o affaticati e ridona benessere psicofisico.
  • Effetto stimolante sulla microcircolazione, fondamentale per la prevenzione ed il trattamento di disturbi quali cellulite e couperose.

In conclusione, quindi,  si tratta di un massaggio adatto sia in campo terapeutico con eventuali bendaggi, sia in campo estetico.

 

Elena Roberta Ferrario

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LA VITAMINA C: PREVENIAMO L’INFLUENZA E NON SOLO!

La vitamina C, o acido ascorbico, è una vitamina idrosolubile indispensabile per l’organismo. Già più di un secolo fa ci si rese conto che la sua carenza era causa di una grave malattia: lo scorbuto. Tuttavia, ad oggi, sono state scoperte molte altre importanti funzioni che essa svolge. La vitamina C, infatti, è un potente antiossidante e coadiuva l’assorbimento del ferro nell’intestino. Partecipa, inoltre alla sintesi del collagene (una proteina adibita alla rigenerazione del tessuto connettivo di pelle, legamenti e ossa), aiuta a combattere condizioni di stress e recenti studi confermano che sia una valida terapia antitumorale. Ancor più nota è la sua efficacia immuno protettiva da infezioni batteriche, raffreddori e influenze di stagione.

Quindi, è evidente come tale vitamina sia fondamentale per la vita, tanto che la maggior parte degli esseri viventi è in grado di produrla e sintetizzarla da sé. Tuttavia, vi sono delle eccezioni, poiché ad alcune specie manca l’enzima chiave necessario alla sua sintesi; tra queste le cavie, le scimmie e anche l’uomo. Di conseguenza, il nostro fabbisogno può essere soddisfatto dal solo apporto dietetico e diviene fondamentale per noi introdurla dall’esterno, attraverso l’alimentazione e l’integrazione.

Questo fattore comporta per l’uomo il rischio di incorrere in gravi e pericolose carenze, a maggior ragione se si tiene presente che, trattandosi di una vitamina idrosolubile, la Vitamina C viene trattenuta per non più di tre-quattro ore nel nostro corpo e viene facilmente smaltita, attraverso sudore e urine. Per questo motivo andrebbe assunta diverse volte al giorno.

Le fonti ideali da cui assumerla sono prodotti freschi quali frutta e verdura, poiché la Vitamina C è molto instabile al calore e rischia di essere distrutta con la cottura degli alimenti (tra gli alimenti con maggior contenuto ricordiamo kiwi, agrumi, fragole, papaya, ortaggi a foglia verde, broccoli, pomodori, etc.). Purtroppo, ad oggi se consideriamo la freschezza dei nostri alimenti, conservati per lunghi mesi in serre, nella maggior parte dei casi il contenuto effettivo di Vitamina C sarà andato perduto, motivo per cui consigliamo di utilizzare un buon integratore concentrato, per essere certi di assumerne un quantitativo adeguato.

Ma quanta assumerne? La dose solitamente consigliata dai parametri nazionali ed europei è di circa 60-90 mg al giorno. Tuttavia, tale quantitativo risale ai primi studi effettuati sulla Vitamina C, quando era nota come sola causa di prevenzione dello scorbuto. Dati i numerosi benefici emersi negli ultimi anni e considerato quanto indispensabile sia per il nostro organismo, recenti studi confermano che il quantitativo di Vitamina C dovrebbe arrivare sino a 2 grammi circa, distribuiti nell’arco della giornata.

 

Andrea Fossati

Elisabetta Amoruso

 

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CALDO E FREDDO A CONFRONTO: TERMOTERAPIA O CRIOTERAPIA?

Lo stress psico-fisico è l’effetto di stili di vita e abitudini radicate nel tempo, cosi come l’assenza di movimento peggiora la capacità di riconoscere i segnali del proprio corpo e la conseguente gestione del dolore.

Sforzi fisici, emotivi e mentali, nonché traumi e patologie sono tutti elementi che concorrono a far sì che il dolore sia più o meno tollerato, cambiando però le nostre abitudini.

A tal proposito, in questo articolo, faremo un po’ di chiarezza sulle metodiche di utilizzo delle sorgenti termiche a disposizione per attenuare i problemi più frequenti. Ecco una guida pratica, immediata e da sfruttare nelle circostanze di tutti i giorni: come e quando utilizzare il CALDO o il FREDDO? Termoterapia o crioterapia?

Questo riassunto mostra come muoverci:

  • il caldo è utile per contratture, artrosi, dolore cronico, insufficienza circolatoria e rigidità articolare; i suoi effetti sono quelli di rilassare la muscolatura, aumentare l’elasticità dei tessuti, attivare la circolazione e il metabolismo. Si consiglia di fare trattamenti per un massimo di 3 volte al giorno per almeno 30 minuti.
  • Il freddo, invece, è utile per le forti infiammazioni, traumi recenti, i dolori acuti, le neuropatie ed edemi infiammatori; ha come effetti di ridurre l’infiammazione e il dolore e un effetto di vasocostrizione. Si consigliano dei trattamenti da 3 a 5 volte al giorno per 20 minuti al massimo.
  • Infine, elementi comuni al caldo e al freddo, sono l’essere utili in caso di edemi venosi, linfedemi, dolore cronico, traumi post-acuti o infiammazione lieve. Hanno come effetto di favorire il drenaggio e il metabolismo e di produrre un effetto antalgico duraturo. Si consiglia di effettuare cicli circa 3 volte al giorno, con 6-8 cicli alternati da 30-45’’.

 

UN ESEMPIO PRATICO: IL TORCICOLLO

Ci sarà capitato almeno una volta nella vita di lamentare un torcicollo e, spesso, iniziamo a pensare a ritroso a quello che abbiamo fatto la sera prima, dove siamo stati, etc.

Chiariamo innanzi tutto cos’è: si tratta di una patologia infiammatoria che coinvolge i muscoli del collo e delle spalle con evidenti contratture di difesa organizzate; di solito la testa si inclina verso la spalla controlaterale e si percepisce un dolore acuto al tatto e al movimento.

Andando un po’ più sul tecnico, i principali muscoli interessati sono: lo sternocleidomastoideo, il trapezio, l’elevatore della scapola, i romboidi, gli scaleni e il sovraspinato.

Le cause del torcicollo

Le cause del torcicollo sono molteplici e concatenate tra loro, quali dell’attività sportiva eseguita in maniera non ottimale, con carichi pesanti e superiori alle nostre capacità o con movimenti errati che pregiudicano l’equilibrio del tratto cervicale; una posizione durante il sonno con cuscini troppo alti o troppo bassi; il lungo tempo passato in ambienti con temperature troppo basse o dove sono presenti correnti d’aria; oppure ancora, può trattarsi di insorgenza del dolore lenta senza apparenti segnali precedenti.

Detto ciò vediamo cosa non fare:

  • massaggi e ginnastica “fai da te”;
  • eccessivo uso di antidolorifici: un uso superiore a 3 giorni, per 2 volte al giorno, è indice che la sintomatologia è ancora presente e per tanto va interrogato il medico nuovamente;
  • riposo eccessivo: un tratto muscolare infiammato ha necessità di riposo, ma se troppo si ottiene rigidità, ossia l’effetto sbagliato;
  • attività sportiva senza una tregua, col pensiero “tanto mi passa”;
  • mantenere posizioni errate al lavoro, sul divano, in auto, etc.

Cosa, invece, possiamo fare:

  • in primis applicazioni fredde nei primi 2 giorni: la fase acuta va contrastata solo col freddo, pertanto si potrà utilizzare un asciugamano bagnato lasciato in frigorifero, le sacche a impatto protette da un canovaccio, etc.
  • passati i primi giorni possiamo applicare impacchi tiepidi ed infine caldi. Certamente la nostra sensazione di benessere ci dirà se è il momento corretto;
  • nella fase notturna, cerchiamo di dormire senza cuscino, rigorosamente supini (a pancia in su) per i primi due giorni, e valutiamo se il nostro è un cuscino di ultima generazione; prestare particolare attenzione alle notti in albergo, dove il nostro corpo viene messo a dura prova con l’ambientamento al nuovo letto e cuscino;
  • rivolgersi ad un terapista che vi possa consigliare e manipolare nei tempi e nei modi corretti: manovre dolci, taping neuromuscolare, tecar terapia;
  • mantenere la zona riparata per il tempo necessario alla guarigione, solitamente 4/7 giorni;
  • per l’assunzione di farmaci: rivolgersi al medico curante, magari ortopedico, spiegando l’insorgenza e il decorso.

Il riscontro ottenuto attraverso questo procedimento è più che soddisfacente, pertanto consiglio vivamente di ascoltare il proprio corpo e affidarsi come sempre al proprio terapista di fiducia anche solo per un consiglio.

 

                                                                                                                                             Andrea Pradella

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DIETA E ALLENAMENTO A CASA: GLORIA PERDE 9 KG E TORNA A VEDERSI BENE!

Intervistiamo Gloria che ci racconta il suo percorso: “la dieta non basta. Allenarsi a casa è stata la svolta e ora non solo ho perso peso, ma mi vedo e mi sento bene!”

 

Una corretta alimentazione per perdere peso, spesso, non è sufficiente se non accompagnata da un’attività fisica di tonificazione. Si corre il rischio, infatti, di dimagrire perdendo sì grasso, ma soprattutto muscolo (massa magra), per poi arrivare, dopo tanti sacrifici, ad uno stallo del peso.

E proprio al punto dello stallo, tante donne iniziano a perdere motivazione e, quando si propone loro di abbinare dell’attività fisica, anche minima, si rifiutano per mancanza di tempo, di voglia, o di disponibilità. Abbiamo pensato, quindi, ad una soluzione: un piano di allenamenti a casa. Si tratta di un programma che prevede un incontro al mese presso il nostro studio, dove si mostra e si prova insieme un allenamento a circuito, tranquillamente autogestibile in casa con strumenti quali: un tappetino, degli elastici di resistenza e delle bottiglie d’acqua. Negli incontri successivi, sempre mensili, si modifica e si cambia la scheda con un check dei risultati.

Per le poche temerarie, che in questo primo tentativo, hanno portato avanti il programma fino in fondo, senza demordere, i risultati sono stati sorprendenti. Ecco l’esperienza di Gloria.

“Buongiorno Gloria, all’età di 34 anni hai deciso di intraprendere una dieta per la perdita di peso presso il nostro studio e a metà del percorso hai iniziato a partecipare agli allenamenti a casa. Quanto peso hai perso di preciso?”

“In totale ho perso 9 kg. Con la dieta avevo iniziato a perdere 4.5 kg, ma non mi vedevo per niente bene, e mi sono rivolta al Dott. Fossati, perché mi sentivo “molle” e senza forma, soprattutto nei punti critici per una donna. Al che mi sono stati proposti gli allenamenti a casa e già subito dalla prima settimana ho perso 1,5 kg, poi i successivi, ma cambiando anche forme.”

“Come ti sei gestita a casa e con i tuoi impegni?”

“Al principio è stata dura, tuttavia, mi sono imposta di ripetere il circuito 3 volte durante la settimana ed ho aggiunto un paio di camminate. Mi sono resa conto che di settimana in settimana il circuito diveniva sempre più fattibile e che mi richiedeva davvero poco tempo, … quaranta minuti in tutto ed ero anche più carica per il resto della giornata. Inoltre, l’idea di fare un check con il Personal Trainer dello studio una volta al mese, mi incentivava ad essere costante”.

“E oltre alla perdita di peso, che differenze hai notato da quando hai inserito gli allenamenti a casa?”

“Beh, le differenze sono state moltissime. Innanzitutto, una questione di sensazione, ossia sono diventata più carica ed energica, e non solo dopo l’allenamento, ma anche nella quotidianità. Ero più attiva, sorridente e positiva, al punto che la gente ha iniziato ad accorgersi, cosa che mi ha portato ad essere sempre più stimolata a perseverare, … finalmente dopo tempo mi stavo occupando di me stessa”.

“E fisicamente?”

“Beh, tutt’un’altra cosa, … i glutei si sono alzati, mentre, con la sola dieta erano scesi; i vestiti di un tempo mi calzavano bene e le gambe si sono modellate. Persino le braccia, che vedevo molli, hanno iniziato a rassodarsi. Il problema è stato che ho iniziato a fare shopping in continuazione! Ci tengo a ribadire che se stiamo bene con noi stesse, traspare e tutto diventa un incentivo per andare avanti.”

“E ora che hai raggiunto l’obiettivo?”

“Ora sto attuando il piano di mantenimento alimentare, senza alcun timore, poiché ho imparato a conoscermi e a gestire il mio corpo. Ho intenzione, inoltre, di proseguire con gli allenamenti a casa, che ormai fanno parte della mia routine, … Adoro questi circuiti, perché posso farli comodamente a casa, senza spostarmi, senza prepararmi per uscire e perdendo pochissimo tempo. E’ stato l’unico modo che mi ha concesso di mantenere la costanza. Ora mi sento per la prima volta, dopo tanto tempo, bella e in forma.”

“Grazie Gloria di averci raccontato la tua esperienza, … hai qualche consiglio da dare alle altre donne?”

“Consiglio a tutte coloro che vogliano intraprendere un percorso di perdita di peso di abbinare dell’attività sportiva, che, tra l’altro, aiuta a star bene non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Infine, vorrei dire a tutte quante: abbiate voglia di investire su di voi, dimostrate a voi e agli altri cosa potete fare e scoprite quanto potete star bene, … (si commuove) …per me è stato un viaggio interiore, fatelo per voi e soprattutto imparate a tirarvela un po’, quando smetti di tirartela vuol dire che non ti vuoi più bene!!”

Il nostro consiglio? Se volete ottenere buoni risultati da un piano alimentare, abbinate dello sport, anche poco se iniziate da zero, purché sia costante e mirato… oltre a perdere massa grassa, l’obbiettivo deve essere guadagnare massa magra.

 

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IL TRATTAMENTO OSTEOPATICO NEL NEONATO. UN VALIDO AIUTO PER UNO SVILUPPO ARMONICO DEL BAMBINO.

Fin dalle prime settimane di vita ci si può rivolgere ad un Osteopata per effettuare un controllo del neonato a scopo preventivo o curativo. Il vantaggio consiste nel fatto che l’osteopatia non ha effetti collaterali! Non prevede l’uso di farmaci e non è invasiva per il bambino. Inoltre, quando sono molto piccoli i bambini rispondono particolarmente bene e in tempi rapidi al trattamento. L’osteopatia può essere un’ottima soluzione, a fronte di deformazioni delle strutture anatomiche, dovute a parti lunghi e difficili, oppure dovute alla posizione del feto nell’utero.

In questi casi il bambino potrebbe presentare segni visibili, come ematomi, o contusioni non visibili, come per esempio una compressione delle suture craniche o di altri tessuti. O ancora, potrebbe presentare segnali quali, occhi gonfi, ossa parietali deformate, naso appiattito e asimmetrico, presenza di plagiocefalia (testa deformata), un braccio che giace flaccido, senza movimento.

Purtroppo, traumi come questi possono influenzare e rendere difficoltosi i primi atti di vita del bambino, fondamentali nella sua prima fase di crescita e sviluppo, come la suzione, la deglutizione, la respirazione, il drenaggio (ossia il flusso linfatico e venoso proveniente dalla regione cranica) e il sonno. Inoltre, il neonato potrebbe soffrire di disagi quali: coliche gassose, problemi respiratori (anche allergie), stitichezza, rigurgiti, etc. …

In tutti questi casi l’intervento osteopatico può risolvere prontamente il problema, o meglio ancora, prevenire le relative conseguenze. Si può procedere, infatti, ad una valutazione osteopatica delle strutture del bambino, delle sue condizioni generali e del suo stato di sviluppo sin dalle sue prime settimane di vita, dalla fine della prima settima in poi. Naturalmente, la valutazione non ha ad oggetto le funzioni vitali, che verranno verificate opportunamente dalla struttura ospedaliera, subito dopo il parto.

In generale, comunque, vanno distinte alcune particolari patologie, disfunzioni o limitazioni neurologiche che portano a un pericolo per la prognosi vitale del bambino (emergenza respiratoria, danni neurologici centrali o periferici, malformazioni di organi ecc.). In questi casi, infatti si tratta di emergenze pediatriche e non legittimano l’utilizzo di un trattamento osteopatico dopo il parto.

In conclusione, l’osteopatia pediatrica utilizza un approccio non invasivo che, grazie a tecniche manipolative dolci e non dolorose, stimolano la capacità dell’organismo di autoguarirsi. Soprattutto per i bambini più piccoli l’Osteopata svolge un lavoro volto alla stimolazione del sistema nervoso vegetativo per portare ad un equilibrio tensionale e a una crescita omogenea.

Simona Chiapparini

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LA VITAMINA D: IL SOLE CI FA BENE!

La vitamina D è una vitamina liposolubile e come tutte le vitamine liposolubili (A, D, E, e K) viene rilasciata, assorbita e trasportata insieme ai lipidi ingeriti con la dieta. Grazie a questa caratteristica, a differenza delle vitamine idrosolubili che vengono escrete rapidamente con le urine, le vitamine liposolubili accumulandosi nel fegato e nel tessuto adiposo raramente diventano carenti nel nostro organismo anche se, a seguito di un’ alimentazione sbilanciata, questo può accadere.

La vitamina D, indispensabile per il nostro organismo, è infatti importante per la salute ossea, perchè una sua carenza può portare al rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti; è altresì in grado di promuovere a livello intestinale l’assorbimento del calcio e del fosforo e a livello plasmatico la loro concentrazione. E’ presente in varie forme nel nostro organismo, le più importanti sono l’Ergocalciferolo (D2) e, soprattutto, il Colecalciferolo (D3). Si tratta di forme “preattivate” (ossia non attive biologicamente) che l’organismo attiverà, attraverso una serie di reazioni, a livello del fegato e del rene.

L’alimentazione ricopre un ruolo fondamentale per l’assunzione della vitamina D, la D2 infatti la troviamo in alcuni alimenti vegetali, come i funghi, mentre la D3 in alimenti come pesce, carne, uova e latticini; inoltre il nostro organismo è in grado di sintetizzarla a seguito di esposizione solare. Questo spiega il motivo per cui nei popoli nordici, ma anche in noi “cittadini” è più facile trovare carenze di questa vitamina.

La dose giornaliera consigliata per la vitamina D (RDA) è circa 15–25 μg al giorno che corrispondono a circa 1000 unità internazionali (UI). Perché misuriamo la vitamina D in unità internazionali? Le unità internazionali (UI) sono un’unità di misura utilizzata a livello internazionale e corrispondono alla quantità di sostanza che provoca un determinato effetto biologico (naturalmente il rapporto UI/μg sarà diverso per ciascun integratore o vitamina, ossia, per ogni sostanza occorrerà un diverso quantitativo, per produrre il suo effetto). Poiché la vitamina D è presente in natura in forme diverse, ciascuna con una diversa attività biologica, l’UI ci permette di confrontare diverse forme e preparazioni di vitamina D, che a parità di UI, avranno il medesimo effetto. I μg, invece, indicano solo la quantità fisica della sostanza, a prescindere dal diverso effetto biologico di ciascuna forma. L’equivalenza è all’incirca: 1 μg di colecalciferolo = 40 UI.

In conclusione, per soddisfare il nostro fabbisogno di vitamina D, cercate regolarmente occasioni per esporvi al sole (una passeggiata, sedersi su una panchina, etc.), prediligete alimenti che la contengano e, se siete vegetariani, valutate l’idea di utilizzare un integratore che in ogni caso può essere una buona strategia per tutti, soprattutto nei mesi invernali.

Andrea Fossati

Elisabetta Amoruso

 

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SAVERIO GALLELLO, DI NUOVO SUL PODIO, COME CAMPIONE PROVINCIALE AL CAMPIONATO CICLISTICO PIEMONTESE

Saverio Gallello, vince il titolo di Campione Provinciale al Campionato Ciclistico Regionale Piemontese.

 

Per il Centro Emmea è fonte di orgoglio sapere che l’atleta Saverio Gallello, preparato e seguito a livello nutrizionale dal dottor Andrea Fossati, si è aggiudicato il primo posto, stavolta con il titolo di Campione Provinciale alla competizione Piemontese.

Sabato 6 Luglio 2019, si è tenuta la Prova Unica Di Campionato Regionale, presso Nibbiola (NO), organizzata dal GRUPPO CICLISTICO ’95 NOVARA, in collaborazione con C.S.A.In. (Centri Sportivi Aziendali e Industriali).

E’ stata lunga e impegnativa la preparazione per questa gara, ma alla fine il nostro atleta è riuscito a salire sul podio al primo posto!

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