Mindful Eating: Ri-connettersi con il proprio corpo

Il nostro comportamento alimentare è influenzato dalle emozioni che quotidianamente proviamo: lo stress, la tristezza, l’ansia possono aumentare l’appetito e portare a ricercare maggiormente cibi ricchi di grassi e dolci, stimolando la cosiddetta “Fame nervosa“.

La Fame nervosa, chiamata anche “Emotional Eating” è un disturbo caratterizzato da frequenti e intense abbuffate, con conseguente incapacità di distinguere la fame da altri stati interni.

Secondo una recente ricerca il 50-60% della popolazione manifesta un comportamento alimentare disfunzionale e utilizza il cibo per “mettere a tacere” le proprie emozioni.

Chi soffre di fame nervosa soffre di dis-regolazione emotiva: non riconosce le emozioni, le confonde con la fame e, di conseguenza, mangia in maniera smodata, non tollerando le emozioni negative e sviluppando credenze molto rigide (i cosiddetti pensieri “Tutto o nulla”), accompagnati da ruminazione o soppressione del pensiero (“Non devo pensare al cioccolato”). Di conseguenza, si osserva un tipico circolo vizioso caratterizzato da restrizione cognitiva e comportamentale rispetto al cibo con conseguente sovra-alimentazione e nuova restrizione (il cosiddetto “Effetto paradosso della restrizione alimentare”).

Esiste un modo efficace per rivoluzionare il proprio rapporto col cibo: la Mindful Eating, attraverso il protocollo MB-EAT.

Il protocollo MB-EAT( Mindfulness Based Eating Awareness Training, “Training di  consapevolezza alimentare basato sulla Mindfulness”) si è dimostrato essere in grado di modificare questo funzionamento neurofisiologico attraverso la neurogenesi, ripristinando e rinforzando, anche a lungo termine, la capacità di osservare, riconoscere e gestire le proprie emozioni, senza ricorrere al cibo, destrutturando comportamenti disfunzionali, come le pulsioni alimentari, al fine di costruire con esso un rapporto funzionale.

Obiettivi:

  • Vivere con serenità il momento del pasto
  • Recuperare l’uso dei 5 sensi per assaporare il cibo e riconoscere gli alimenti di cui il nostro corpo ha bisogno
  • Riconoscere i propri comportamenti automatici in relazione al cibo
  • Distinguere le emozioni dagli stimoli di fame e sazietà
  • Diventare consapevoli delle emozioni e dei pensieri che anticipano e accompagnano il pasto.

 

Durante il programma, attraverso esercizi di alimentazione consapevole, semplici pratiche meditative, esercizi di movimento gentile e la condivisione di informazioni utili, creeremo insieme un percorso che vi aiuterà ad imparare un modo sano per prendervi cura di voi stessi.

Benefici: imparerete a coltivare la presenza mentale a tavola.

Destinatari: tutti coloro che hanno intenzione di dedicarsi del tempo.

Organizzazione del corso:

Durata:

Pacchetto Basic= 4 incontri a cadenza settimanale

Pacchetto Intensive= 3 incontri a cadenza settimanale.

Dove? 

Presso il Centro Emmea, in Via Carlo Pisacane, 6 a San Vittore Olona.

Quando: le date sono da definirsi con il paziente.

 

PER INFO E PRENOTAZIONI CHIAMA IL NUMERO: 349 5328087 

SCARICA IL VOLANTINO, CLICCA QUI:https://www.centroemmea.it/wp-content/uploads/2021/04/VOLANTINO-MINDFUL-EATING.png

 

 

Francesca Tripari, Psicologa

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FAME NERVOSA: DI CHE COSA SIAMO REALMENTE AFFAMATI?

“Hai mai mangiato perché ti senti triste, annoiato o arrabbiato?”

Il nostro comportamento alimentare può essere influenzato dalle emozioni che quotidianamente proviamo: lo stress, la tristezza, l’ansia, possono aumentare l’appetito e portare a ricercare maggiormente cibi ricchi di grassi e dolci, stimolando la cosiddetta “Fame nervosa“.

La Fame nervosa, detta anche Emotional Eating, è un disturbo dell’ alimentazione incontrollata caratterizzato da frequenti e intense abbuffate. E’ molto simile alla Bulimia, ma, la differenza è che nella Fame nervosa non vengono messi in atto tutti quei comportamenti compensatori (vomito, utilizzo dei lassativi, esercizio fisico), tipici, invece, della Bulimia.

COME RICONOSCERE SE È FAME FISIOLOGICA (DI PANCIA) O FAME NERVOSA (DI GOLA)?

La FAME FISIOLOGICA è:

  • Graduale
  • Fa “brontolare lo stomaco” (il cosiddetto “Buco allo stomaco”)
  • Si ha attesa nel cucinarsi
  • Si indirizza anche verso i cibi sani
  • Fa mangiare con calma
  • La persona riconosce i segnali di fame e di sazietà.

Invece, la FAME NERVOSA è:

  • Improvvisa
  • Provoca un leggero ”solletico alla gola”
  • Si indirizza verso alimenti sostanziosi (grassi o dolci)
  • Fa mangiare in modo automatico e veloce
  • La persona mangia oltre il segnale di sazietà.

PERCHE’ SI SOFFRE DI FAME NERVOSA?

Chi soffre di fame nervosa, spesso, utilizza il cibo per “mettere a tacere le proprie emozioni”. C’ è infatti un grosso bisogno di non sentire bisogni, di non sentire grosse emozioni.  Ecco che il cibo diventa un silenziatore del nostro “sentire”, di ciò che proviamo. La dinamica che si instaura è: “Rabbia/ tristezza: ti mangio!”.

Attenzione, questo non significa che le persone che soffrono di Fame nervosa sono apatiche! Anzi, sono individui che sentono le emozioni in modo molto forte e chiaro: sanno essere tristi, allegri, arrabbiati, però hanno imparato che, nella vita, avere emozioni è molto pericoloso, perché gli altri non sempre saranno disponibili a soddisfarle o, comunque, rischierebbero di rimanere troppo in attesa. L’ attesa, per chi soffre di Fame nervosa, è molto frustrante. “Non si può rimanere passivi ad aspettare che l’ altro soddisfi i propri bisogni, ma bisogna fare/attivarsi= abbuffata.

SMANIA DI CIBO: PRATICA L’ URGE SURFING

Se chi confligge col cibo lo fa per gestire le emozioni negative, capirete bene che, più frequentemente queste persone proveranno emozioni faticose, e più alta sarà la probabilità di farsi un’abbuffata, col tentativo invano di gestire quelle emozioni. Ma non funziona! Questo perché ciò che scatena la nostra reattività di fronte al cibo (abbuffata) è il fatto che ci identifichiamo con le nostre emozioni, e non le percepiamo, invece, come parte dell’esperienza.

Provare un’ emozione non corrisponde ad agirla! 

Alan Marlatt, psicologo con una lunga esperienza in meditazione, ha introdotto una tecnica psicologica chiamata “Urge Surfing” (Cavalcare l’onda). Questa tecnica risulta efficiente in quanto non tenta di controllare l’emozione, ma invita a rispondere alla smania di cibo con un atteggiamento vigile, aperto e curioso, di semplice osservazione. Se lasciamo, infatti, che la smania di cibo segua il proprio corso, possiamo osservare che, come ogni tipo di urgenza, ha un inizio, un picco di intensità e un momento di calo (simile ad un’onda).

Chi ha imparato con successo a “Cavalcare l’onda” della smania di cibo, ha osservato che essa sale e scende, senza causare danni. Ecco che, sentire un’ “urgenza”, può diventare un’ottima  occasione per… SCOPRIRE DI CHE COSA SIAMO REALMENTE AFFAMATI!

Facciamo un esperimento. La prossima volta che avrete un episodio di Fame nervosa, sedetevi e osservatelo in tutta la sua evoluzione, mentre cresce, raggiunge il picco e poi cala. Scrivete, successivamente, quello che avete notato con questo breve ma intenso esercizio.

Scoprirete che, con un po’ di allenamento, è possibile rintracciare un filo conduttore tra i diversi attacchi di fame nervosa.

Francesca Tripari, Psicologa

 

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