LA DIETA CHETOGENICA COME CURA PER L’EMICRANIA: ALESSIA RACCONTA LA SUA ESPERIENZA.

Recenti studi (1) hanno evidenziato come la dieta chetogenica, valido protocollo dimagrante, sia in realtà anche molto efficace nella lotta contro l’emicrania.

Abbiamo intervistato una paziente del CentroEmmea che, seguendo il protocollo chetogenico proposto dal dottor Fossati, ha ottenuto risultati, per la sua gravissima forma di emicrania, mai avuti con nessun’altra cura (nemmeno di carattere neurologico).

Ma prima di proseguire, è di dovere, una piccola introduzione sul protocollo chetogenico, che tratteremo poi, più approfonditamente, in un articolo appositamente dedicato.

 

LA DIETA CHETOGENICA: COS’E’ IN BREVE E COME LA SI RICOLLEGA ALL’EMICRANIA

La dieta chetogenica nasce in realtà negli anni ’20, come forma di cura per l’epilessia, soprattutto infantile. Successivamente, nel corso degli anni, questo regime alimentare è stato ripreso più volte, riscoprendolo, oltre che come valido aiuto per la perdita di peso, anche come rimedio efficace per altri fini terapeutici, tutt’ora in fase di sperimentazione, quali Alzheimer e Parkinson, Diabete e Sindrome Metabolica e, come anticipato, emicrania.

Come funziona? La dieta chetogenica è un’alimentazione basata su un ridotto consumo di carboidrati (ben sotto i 50 gr. al giorno e tutti a basso indice glicemico, compensato da un aumento dei grassi. L’introito calorico può variare a seconda che sia usata per fini dimagranti o per protocolli terapeutici. In sostanza, riproduce la situazione di digiuno nel nostro organismo, ossia quando si trova in uno stato di carenza, soprattutto di zuccheri, che sono la nostra benzina. Quando il glucosio introdotto con l’alimentazione scarseggia e le nostre riserve di zucchero (glicogeno epatico e muscolare) si sono esaurite, il nostro corpo deve trovare altre vie per produrre energia: andrà quindi a smobilitare le riserve di acidi grassi del tessuto adiposo, attivando il fenomeno della lipolisi (ed ecco perché si dimagrisce), inizierà ad utilizzare gli amminoacidi anche a fine energetico e, infine, comincerà a produrre i cosiddetti “corpi chetonici” portando l’organismo in uno stato definito “chetosi”.

I corpi chetonici che potrebbero essere definiti come i “sostitutivi” degli zuccheri, vengono prodotti dal fegato quando quest’ultimi vengono a mancare e diventano la “benzina” di tutte le cellule comprese quelle che non sono in grado di “alimentarsi” a grassi come i neuroni e i globuli rossi.

E, qui ci colleghiamo all’emicrania: secondo diversi studi, una volta che i corpi chetonici entrano nel cervello, qui si sostituiscono allo zucchero, determinando un suo migliore funzionamento in quanto producono più energia e causano meno stress ossidativo.

Inoltre, l’emicrania spesso (ma non sempre) sembra essere strettamente connessa all’insulino resistenza, la quale va a migliorare con le diete chetogeniche. Ricordiamo, infatti, che in chetosi, il recettore dell’insulina non riceve particolari stimoli, in quanto la glicemia non subisce picchi, per la mancanza di zuccheri nel sangue. Così molti disturbi neurologici, fra cui epilessiamal di testa, tendono a scomparire se abbinati a cicli di dieta chetogenica.

 

L’ESPERIENZA DI ALESSIA

Alessia è una ragazza di 22 anni che ha sempre sofferto, fin da quando era bambina, di fortissime emicranie, che la mettevano in condizione di non poter vivere con serenità e normalità. Dopo aver tentato tutte le strade possibili, dai più semplici antidolorifici alle visite oculistiche e neurologiche, aveva quasi optato per la rassegnazione ma, fortunatamente, la decisione di iniziare una dieta nel gennaio 2019 l’ha portata a rivolgersi al nostro centro, dove è riuscita oltre a perdere peso, a trovare una soluzione al suo gravissimo problema. Il Dott. Fossati le ha proposto di provare la dieta chetogenica ed ecco i risultati, …

 “Ciao Alessia, ci racconti brevemente com’era la tua vita prima di provare il protocollo chetogenico?”

“L’emicrania ha iniziato ad essere insopportabile a partire dall’età del liceo e, probabilmente, era dovuta ad un forte stress. Quando avevo questi attacchi sentivo che mi pulsava in un modo insopportabile la fronte, ma soprattutto l’occhio e lo zigomo; inoltre, iniziavano forti nausee, giramenti di testa e necessitavo di chiudermi per due giorni al buio senza alcun suono, sdraiandomi a letto, con un cappello e una fascia molto stretti per attenuare il dolore. In quei giorni mi era impossibile svolgere alcuna attività tra cui andare a scuola, studiare, leggere, guardare la televisione, etc … e il dolore mi rendeva la vita impossibile.”

“E come la curavi?”

“Purtroppo mi riempivo di farmaci come tachipirina, Oki, Moment, poiché erano le uniche a darmi un poco di sollievo dopo 48 ore circa; nel 2016, per disperazione, sono andata anche in pronto soccorso, perché questi episodi mi capitavano anche una volta a settimana. Avevo provato ogni metodo per poter risolvere il problema, ma senza alcun successo, nemmeno con visita neurologica.”

“E cosa è successo quando a Gennaio 2019 ti sei rivolta al dottor Fossati?”

“Con tutta sincerità sono venuta presso il centroEmmea con il solo obiettivo di perdere peso, senza pensare che avrei potuto risolvere anche il problema delle emicranie. Quando gli ho spiegato la mia situazione il dottore mi ha proposto di provare il protocollo chetogenico, poiché recenti studi e su attività sperimentale hanno dimostrato una reale efficacia. In aggiunta, tale protocollo è un valido supporto alla perdita di peso. Così, con un poco di scetticismo, ho iniziato a seguire questa dieta a base di proteine e grassi e riducendo notevolmente il contenuto di carboidrati, soprattutto zuccheri (ho dovuto eliminare l’impanato, i latticini, la frutta, i dolci, etc..). Dopo un mese ho perso 6 Kg e l’emicrania era completamente scomparsa.”

Il protocollo chetogenico previsto doveva durare circa un mese, cos’è successo quando l’hai sospeso?”

“Ci siamo resi conto che quanto sospendevo la dieta chetogenica vivevo di rendita per un altro mese senza emicrania. Dopo di che ritornava, seppur più sopportabile e senza nausea, almeno da consentirmi di non dover stare a letto per due giorni.”

“E ora come pensate di proseguire, qual è il piano d’azione?”

“Ora stiamo alternando un mese di chetogenica e un mese e mezzo di stacco dal protocollo, che ci siamo resi conto essere il periodo di copertura dall’emicrania prima che rifaccia la sua comparsa”. L’obiettivo è quello di estendere gradualmente il periodo di copertura post dieta chetogenica, cercando di alternare un mese di dieta e tre mesi di sospensione.”

“E come è cambiata la tua vita in seguito a questa cura?”

“La mia vita è cambiata completamente, non solo ho perso peso e nemmeno lo sto riprendendo, ma la mia qualità della vita si è rivoluzionata. Ho finito gli studi, ho trovato lavoro e, soprattutto, non sono più dipendente da medicinali che mi distruggevano stomaco e intestino, per portare a dei risultati minimi. Inoltre, la dieta chetogenica non mi pesa in alcun modo, nè sento mancanza di energia, in quanto pur abbassando i carboidrati, l’aumento dei grassi in parallelo non mi fa soffrire la fame. Consiglio a chiunque abbia sofferto di gravi problemi d’emicrania come me, di provare questo protocollo, che mi ha fatto tornare padrona della mia vita”.

Per concludere, abbiamo chiesto al dottor Fossati se il protocollo chetogenico davvero avesse solo vantaggi o potesse presentare qualche rischio o quantomeno ripercussioni negative sulla salute dell’organismo, ecco cosa ci ha risposto:

“Ormai da tempo la scienza ha capito che i corpi chetonici sono un ottimo nutriente e che al contrario dei grassi, riescono ad attraversare la barriera emato-encefalica diventando un prezioso sostituto del glucosio, questo li rende un valido aiuto ad esempio nella cura dell’emicrania, in un numero di patologie neuro degenerative come l’Alzheimer, ma anche in sindromi molto gravi per le quali non esiste cura come ad esempio l’immuno-deficienza di GLUT1. Quello che ancora si fa fatica a far passare come messaggio è che il protocollo chetogenico e quello iperproteico non sono la stessa cosa, nel primo non vi è alcun affaticamento renale quindi il soggetto può rimanere in stato di chetosi anche per anni (ne sono un esempio i casi di epilessia), mentre nel secondo l’esubero di proteine porta ad affaticamento renale dovuto alla produzione di residui azotati.”

In uno dei prossimi articoli approfondiremo cos’è la dieta chetogenica e come agisce e vi riporteremo un’altra esperienza di una nostra paziente.

Elisabetta Amoruso

 

[1] Di Lorenzo, C.; Coppola, G.; Sirianni, G.; Di Lorenzo, G.; Bracaglia, M.; Di Lenola, D.; Siracusano, A.; Rossi, P.; Pierelli, F. Migraine improvement during short lasting ketogenesis: A proof-of-concept study. J. Neurol. 2015, 22, 170–177.

 

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Posted by adcentroemmea